Il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari esprime il seguente parere alla Legge di Bilancio.
Le condizioni economiche in cui versa il nostro paese allo stato attuale a causa della diffusione del virus Covid-19 sono drammatiche. Le misure straordinarie intraprese dal Governo nel corso dei precedenti mesi potrebbero risultare non sufficienti. Vista la necessità di far fronte alle condizioni di grave crisi socioeconomica che il sistema paese. Dunque anche i comparti dell’università e della ricerca, di conseguenza, si trovano e si troveranno ad attraversare. In un momento cruciale e di necessario rilancio del nostro paese; rifinanziare con somme consistenti l’istruzione pubblica di ogni ordine e grado deve essere prioritario, per dare un segnale inequivocabile di investimento rispetto alle generazioni future.
All’interno del disegno di legge il finanziamento dell’Alta Formazione trova uno spazio degno di nota. Anche in riferimento alla Legge di Bilancio 2020-2022; rispetto alla quale è possibile riscontrare una svolta positiva per quanto concerne il finanziamento dell’Università pubblica e del Diritto allo studio universitario. In particolare, la stabilizzazione delle risorse stanziate nel Decreto rilancio. Queste colgono le osservazioni avanzate dal Consiglio; nella mozione del 7 ottobre 2020 “Proposte di intervento in materia di diritto allo studio per la legge di bilancio 2021″. Alla base della quale era posta l’idea che tali finanziamenti non potessero essere solo una risposta emergenziale “una tantum”. Ma che la loro stabilizzazione costituisse il presupposto per ogni altro ragionamento di prospettiva.
Il CNSU esprime
Il CNSU esprime quindi apprezzamento per l’aumento delle risorse stanziate per l’esercizio 2021. Pari a oltre 500 milioni di euro, corrispondenti quasi in egual misura all’aumento rilevato nell’intero triennio 2018-2020, del Sistema Universitario Nazionale; ma riconosce ancora una insufficienza dei fondi stanziati in un’ottica di risoluzione delle numerose criticità di sistema.
Gli investimenti volti alla stabilizzazione dello stanziamento di 4.200 borse comprese nel DL Rilancio. Questo fino all’anno 2025 incrementano il numero di borse a disposizione. Ma non risolvono nell’immediato l’ormai annosa problematica riguardante il numero insufficiente di contratti di formazione specialistica. Questi finanziati in rapporto al numero di medici laureati che partecipano ogni anno al test per la specializzazione post-laurea. I candidati al test per l’accesso alla specializzazione medica nel 2020 sono stati 23.744 a fronte di solamente 14.456 posti disponibili totali. Ne consegue che nell’anno 2020 oltre 9200 medici laureati siano stati esclusi dal percorso di specializzazione: ciò ha contribuito ad ampliare ulteriormente l’imbuto formativo.
Fatto ancor più significativo se si pensa che uno dei problemi più gravi riscontrato nel corso della pandemia da SARS-COV-2 è stato proprio la mancanza di un numero adeguato di medici specializzati utili a coprire il fabbisogno. All’articolo 76 del disegno della legge di Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 viene proposto un incremento dei fondi per i contratti di specializzazione pari a 105 milioni per l’anno 2021 e 2022 e 109,2 per gli anni successivi.
Il CNSU evidenzia
Il CNSU evidenzia come non è chiaro al momento rispetto a quale numero di borse finanziate sia previsto tale incremento. Ritenendo comunque la cifra attualmente stanziata insufficiente a garantire la corrispondenza di un contratto per ogni partecipante al concorso; sostenendo la necessità di una riforma strutturale della specializzazione medica. Pertanto, al fine di consentire il raggiungimento di tale obiettivo sono richiesti maggiori e adeguati investimenti. Questi destinati a finanziare una borsa per ogni laureato in medicina.
L’articolo 89 comma 1 prevede il consolidamento dello stanziamento dei 165 milioni di euro per la No-Tax Area fino ad un ISEE di € 20’000 ed una fascia “cuscinetto” fino a 30’000 € di ISEE, oltre ad uno stanziamento di 8 milioni per le istituzioni AFAM. Questo Consiglio accoglie positivamente questo stanziamento che rientra nel tentativo del Governo e del Ministero di stabilizzare e rendere strutturali quelle misure adottate, durante la prima fase della crisi pandemica, la scorsa primavera.
In termini di tassazione, però, non tutte le criticità sono risolte. Per raggiungere il pareggio di bilancio, infatti, gli Atenei attingono con sempre maggior frequenza dalla contribuzione studentesca. Spesso violando il vincolo di legge (stabilito nel DPR 306/1997) del rapporto del 20% tra contribuzione e trasferimenti statali. Riteniamo che sia inaccettabile questo sfruttamento cronico della contribuzione studentesca, usata come stampella di un sistema che chiede urgentemente di essere ripensato dalle istituzioni competenti. Occorre quindi un pieno rifinanziamento del Fondo di Finanziamento Ordinario non inferiore ad almeno il 40% dell’aumento già previsto; per ottemperare tutte le esigenze del nostro sistema universitario.
Al fine di
Al fine di fronteggiare tali criticità e allo stesso tempo la contrazione dei redditi del paese dovuta alla crisi economica determinata dall’emergenza sanitaria; si ritiene ulteriormente necessario incrementare lo stanziamento fino a 400 milioni di euro per garantire una soglia di No-Tax area pari a 30’000 € di ISEE. Come già richiesto in passato dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari.
Si ritiene, inoltre, doveroso tutelare una fascia di studenti particolarmente colpita dall’emergenza COVID. Ovvero quella di poco al di sopra della No-Tax Area attraverso sgravi sulla tassazione universitaria (come già suggeriti dal MUR) o altre forme di sostegno. Si ritiene necessario dedicare una parte dei finanziamenti per un tipo di supporto simile. Ciò in maniera proporzionale e progressiva almeno fino almeno a € 40.000 di ISEE.
In relazione al Fondo Integrativo Statale di cui all’Art. 18 del d.lgs 68/2012, l’incremento di 70 milioni di euro (art. 89 comma 2) rappresenta la stabilizzazione dei fondi stanziati dal “Decreto Rilancio” e può essere accolto come un positivo passo in avanti.
Sotto questo profilo, però, è necessario notare che tale incremento non è sufficiente per eliminare completamente la figura dell’idoneo non beneficiario. Per garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) sul territorio nazionale e aumentare la platea di borsisti. Il numero degli studenti idonei ai benefici del diritto allo studio è aumentato di circa nove punti percentuale dall’A.A. 2016/2017 al 2018/2019, ultimo anno di cui si hanno dati confermati. In particolare, nel 2019 gli studenti idonei erano 212.208 per un fabbisogno stimato di € 732.117.600.
Nello stesso anno
Nello stesso anno, gli studenti non beneficiari di borsa di studio seppur idonei erano 5.555. Nell’anno 2020 il FIS, che costituisce una delle principali fonti di finanziamento assieme alle tasse regionali per il DSU e i fondi propri regionali (pari almeno al 40% del FIS stesso), è stato incrementato complessivamente di €71 mln per tentare di colmare, in un anno così particolare, il divario fra il numero di studenti idonei ai benefici del diritto allo studio e i beneficiari effettivi.
Ipotizzando che il numero di studenti idonei nell’A.A. 2020/2021 sia aumentato del 10% rispetto al numero di due anni prima, si stima che, per coprire la platea degli idonei, il FIS si dovrebbe assestare intorno ai 400 milioni di euro. Essendo il consolidato circa €251,4 mln, il rifinanziamento necessario sarebbe appunto di €150 mln annui.
Il Consiglio ritiene inoltre auspicabile l’aumento della soglia ISEE per l’accesso ai benefici ad € 28.000, al fine di aumentare il numero di beneficiari di borsa di studio rispetto ai quali il nostro paese detiene un ben triste posizionamento negativo, con al contempo l’abolizione oppure una sostanziale revisione del parametro ISPE in quanto ritenuto non indicativo della reale disponibilità economica delle famiglie. Per garantire la copertura di tale estensione, il rifinanziamento necessario sarebbe di € 350 milioni di euro. Si ritiene quindi necessario destinare il 3% delle somme del Fondo Unico Giustizia (FUG) al FIS secondo quanto prescritto dalla legge 128/2013, finora ignorata e mai applicata.
Il Consiglio chiede
Il Consiglio chiede il ritiro dell’articolo 89 comma 3 che dispone l’incremento dei fondi per le università non statali pari a 30 milioni di euro. Dato che non ritiene opportuno che la finanza pubblica si faccia carico, anche se solo in parte, del loro finanziamento peraltro alla luce del dato percentuale dell’aumento del contributo che è pari al 44%.
L‘articolo 89 comma 4 prevede 4 milioni per la residenzialità studentesca che il Consiglio ritiene insufficienti e propone il loro aumento a 200 milioni al fine di garantire attraverso il bando previsto dalla legge 338/2000 la costruzione di nuovi alloggi o altresì l’utilizzo di immobili in disuso tramite la loro riconversione nonché per ristrutturare e riqualificare le residenze già esistenti. L’intervento è necessario in quanto nel solo A.A. 2019/2020 gli idonei non beneficiari di posto alloggio sono stati circa 30.000. Questo intervento è quanto più opportuno in quanto, attraverso la fondamentale leva degli investimenti, contribuirebbe alla ripresa economica del paese.
Occorre innanzitutto creare a livello nazionale una strutturazione seria di tutti i problemi di edilizia universitaria. Questi spaziano dall’ordinaria e semplice ristrutturazione financo alla costruzione ex novo di intere sedi universitarie, necessarie per garantire spazi più ampi e sicuri. Maggiormente in questo periodo di pandemia, per tutte le studentesse e gli studenti che vogliono accedere all’università e che oggi vedono questo accesso negato. In Italia, con sempre maggior frequenza, la realtà quotidiana a cui si assiste è quella di università con strutture non manutenute; incapaci di ospitare le attività, didattiche e non.
Le conseguenze
Le conseguenze di questa situazione di sottofinanziamento si traducono quindi in due fenomeni parimenti inaccettabili. Il sovraffollamento delle strutture o il ricorso ad un utilizzo illegittimo della limitazione degli accessi. Bisogna sottolineare l’assenza di un incremento destinato a risolvere le problematiche delle strutture universitarie. Per consentire agli atenei di attuare politiche di sostegno alla residenzialità secondo la legge 338/2000; per lo sviluppo dell’edilizia residenziale universitaria e migliorare i servizi legati al diritto allo studio.
Il CNSU sottolinea la mancata occasione di tornare, dopo molti anni, a investire veramente e con lungimiranza nell’edilizia universitaria. Ciò con particolare attenzione al consumo di suolo e alla valorizzazione dei beni pubblici inutilizzati.
Il Consiglio, al fine di mitigare le criticità riguardanti l’evoluzione del mercato degli affitti e le difficoltà di sostentamento degli studenti, ritiene infine necessario un intervento di sostegno per il pagamento dei canoni di locazione con ricadute immediate su tutti gli studenti idonei ma non beneficiari di posto letto nonché per tutti gli studenti che non rientrano nei suddetti requisiti ma con ISEE inferiore a € 40.000
Sono ritenute positive le previsioni contenute ai commi 5 sull’aumento dei fondi relativi all’assunzione di giovani ricercatori; al Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell’Università, delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca.
L’articolo 89 comma 6
L’articolo 89 comma 6 prevede 34,5 milioni al fine di contrastare il “digital divide”. Al fine di garantire il superamento effettivo del cosiddetto “digital divide” si chiede di portare lo stanziamento a 80 milioni di euro. È opportuno che le Università potenzino le proprie infrastrutture IT in modo che gli studenti possano beneficiare di un ambiente formativo digitalizzato. In primis, dunque, risulterebbe necessario garantire l’accesso omogeneo alla didattica a distanza e ai servizi informatici. Ma non meno rilevante è l’esigenza di incentivare la digitalizzazione di tutti i servizi amministrativi.
Poi con riferimento all’articolo 90, esprime parere positivo sull’aumento delle risorse del fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca e per l’istituzione del Fondo per la promozione e lo sviluppo delle politiche del Programma nazionale per la ricerca e del Fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca.
In riferimento all’articolo 91, esprime parere positivo sull’intervento riguardante il recupero e lo sviluppo del complesso sportivo «Città dello sport», con conseguente trasferimento di fondi all’Università di Roma «Tor Vergata».
Il Consiglio chiede il ritiro dell’art. 93 del dispositivo dato che l’equipollenza dei trattamenti previdenziali del personale docente e ricercatore delle università non statali è stata sancita dalla L. 243/1991 e per questo motivo viene ritenuto improprio l’onere di 54 milioni di euro a carico del bilancio dello Stato nonostante si ravvisi come sacrosanto il diritto dei docenti e ricercatori ad avere un trattamento previdenziale non discriminatorio.
In riferimento all’articolo 100, esprime parere positivo in merito alla limitazione numerica imposta per l’accesso al regime fiscale delle locazioni brevi e all’istituzione della banca di dati delle strutture ricettive, nonché degli immobili destinati alle locazioni brevi.
Successivamente al monitoraggio
Successivamente al monitoraggio della banca dati e in considerazione della sempre più allarmante precarietà abitativa nei principali contesti universitari del Paese, richiede di studiare ulteriori limitazioni numeriche circoscritte alle Città sede di Università o istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica che presentano una maggiore proporzione di immobili destinati alle locazioni brevi in rapporto al numero di studenti e studentesse fuori sede.
In riferimento all’articolo 101, comma 5, richiede lo stanziamento di maggiori risorse per l’anno 2021 per facilitare l’acquisizione dei servizi di connessione alla rete internet in banda ultra-larga e dei relativi dispositivi elettronici per i nuclei familiari estendendo il valore massimo dell’indicatore della situazione economica equivalente fino a 28.000 euro. In considerazione del protrarsi dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 e della conseguente probabile prosecuzione dell’erogazione della didattica universitaria in modalità mista o a distanza, risulta urgente stanziare risorse sufficienti per garantire l’abbattimento del digital divide per tutti gli studenti e tutte le studentesse del Paese.
Si ritiene che il mancato affiancamento ai fondi stanziati dall’art 126, nell’ambito del “Programma sperimentale buono mobilità”, di un piano per la riconversione green del trasporto pubblico locale e regionale rappresenti un serio limite per la portata innovativa dei piani di mobilità sostenibile posti in essere dal Governo.
Sempre sul piano del Trasporto pubblico locale, accogliamo con favore il fondo di 150 milioni di euro stanziato dall’art. 146 per il potenziamento dei servizi di mobilità, parzialmente in linea con le proposte del documento di ottobre del CNSU. Rileviamo, però a questo proposito, l’assenza di piani di finanziamento specifici per la mobilità universitaria e del coinvolgimento del MUR nella definizione delle norme attuative di tale disposizione.
Inoltre, il CNSU ritiene
Inoltre, il CNSU ritiene che sia necessario mettere in luce come, nonostante all’Art. 11 del Green New Deal e all’art.12 del Green Mobility si faccia riferimento a misure generali per la riconversione ecologica del Paese e che attenzionano la sostenibilità ambientale, non siano presenti finanziamenti a copertura di progetti simili relativamente agli ambiti dell’Università e della Ricerca.
Dal punto di vista didattico, il Consiglio propone di destinare alcune delle risorse provenienti dall’aumento del FFO alle Università che presentino appositi piani d’investimento per preservare e migliorare le innovazioni inerenti alla didattica a distanza sviluppate durante l’emergenza Covid-19. Gli aspetti più rilevanti da tenere in considerazione sono: la qualità dello streaming delle lezioni; la possibilità di fruire delle registrazioni delle lezioni, anche dopo il termine dell’emergenza; l’accessibilità ai materiali on-line; l’inserimento di elementi innovativi nella didattica (flipped classes, esercitazioni, approfondimenti, ricevimenti e didattica peer-to-peer on-line e con maggiore flessibilità).
Il Consiglio rileva la forte criticità della totale assenza di misure per la tutela di tutte le figure precarie della ricerca. Nessuno stanziamento è in particolare previsto per consentire ai dottorandi dei cicli XXXIII, XXXIV e XXXV di terminare dignitosamente il lavoro di ricerca con una proroga, nessuno stanziamento altresì è previsto per una proroga in favore di assegnisti, borsisti e collaboratori alla ricerca, figure precarie impegnate in specifici progetti, che si trovano di fatto impossibilitate a svolgere il proprio lavoro. Ancora, nessun intervento è previsto sul fronte dell’incremento delle borse di dottorato al fine di eguagliare il minimale contributivo INPS per gli iscritti alla gestione separata, vista l’insufficienza delle borse ai fini dell’effettiva e piena contribuzione previdenziale.
In tal senso
In tal senso, l’impegno di circa 19 milioni di euro avrebbe consentito di innalzare l’importo della borsa a 15.953,00 euro annui, comprendere l’incremento di spesa per il budget del 10% per dottorandi con e senza borsa e conteggiare anche l’incremento per i periodi di ricerca all’estero. Nessuno stanziamento appare infine previsto per il superamento di una gestione di tipo emergenziale del reclutamento accademico e per superare la piaga del precariato nella ricerca e per inverdire la rotta rispetto alle bieche politiche di reclutamento dell’ultimo decennio. Per le ragioni sopra esposte, il Consiglio non può che rendere un parere del tutto non favorevole sulle disposizioni contenute nel DDL Bilancio per l’anno 2021, relative a dottorato, post-doc e politiche della ricerca.
Infine, nell’ottica di un più ampio investimento sul sistema universitario italiano, si richiede che con l’utilizzo delle risorse provenienti dal programma Next Generation UE (c.d. Recovery Fund) si provveda ad un diffuso e generalizzato aumento delle risorse, al fine di sancire la centralità del nostro sistema d’istruzione per il futuro culturale, sociale ed economico del nostro paese.
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