Recentemente, è salita agli onori della cronaca la situazione degli studenti caregiver, grazie alla vicenda di Erika Borellini.
Erika Borellini è una studentessa di ingegneria elettronica dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Laureatasi alla triennale con 84/110, si è vista non ammessa al corso di laurea magistrale della stessa università. Questo per la sua media, che non supera la soglia di sbarramento di 85/110.
Lei però è stata “fortunata”, la sua vicenda ha fatto rumore e il Rettore della sua Università le ha concesso l’ammissione. Ciò le ha permesso di vincere la sua battaglia.

Ma chi è uno studente caregiver?

Un caregiver, letteralmente “colui che si prende cura (di un malato, n.d.r.)”, è un familiare che appunto si prende cura di un congiunto malato. Il caregiver è definito tale tramite una procedura legale, nominato direttamente dal malato o da un tutore se dovesse essere incapace. Secondo alcuni dati, il numero di caregiver in Italia è attorno al 17% della popolazione (dati ISTAT).

Ci sentiamo particolarmente toccati dalla situazione che questa ragazza ha avuto il merito di portare agli onori della cronaca. Non è riuscita a prendere un voto sufficientemente alto per entrare in magistrale non perché non ne avesse le capacità o la voglia, ma perché ha preso a cuore la situazione della madre e ha deciso di mettersi una precedenza sullo studio, che penso siamo tutti d’accordo a definire più importante: essendo un dovere morale di chi sta accanto quello di accudire un proprio familiare malato.

Quindi, vogliamo far sì che uno studente che si prenda cura di un familiare malato abbia la possibilità di avere alcune agevolazioni in università, aggiungendo “una nuova categoria di esonero, denominata “caregiver”, per gli studenti che accudiscono quotidianamente un familiare malato e possano produrre la documentazione di nomina “caregiver” da  parte degli enti competenti”.

Qualche ultima considerazione

Ad esempio, viste le ingenti spese che una persona malata grave deve probabilmente sopportare, non vorremmo che sia esclusa dall’università perché non in grado di sostenere il contributo studentesco, di conseguenza “che questa nuova figura abbia l’esonero del 100%, poiché già soggetto a spese molto elevate“.
Oppure, similmente, dato che un caregiver potrebbe avere delle esigenze temporali che non è detto possano essere sempre compatibili con quelle dell’università, vorremmo che “che lo studente “caregiver” abbia un piano di studi flessibile, potendo estendere il suo percorso di laurea fino ad un massimo del doppio della durata legale” e  “che abbia la possibilità di sostenere gli esami in altra data rispetto agli appelli previsti, previo accordo col singolo docente“.

Un altro grande problema da considerare quando si parla di caregiver è la possibilità che uno decada da questo incarico improvvisamente (per il decesso del malato), quindi bisogna prevedere un tempo di intervallo dal decadimento della funzione all’effettivo ritorno all’università a tempo pieno, poiché non è detto che il caregiver riesca a riprendere da un momento all’altro i ritmi richiesti dalle nostre università “che, ipotizzando raddoppiato il tempo necessario al conseguimento della laurea, la commissione di valutazione dell’ammissione in laurea magistrale e corsi post-laurea prenda in considerazione l’incremento temporale per il punteggio minimo richiesto all’accesso agli stessi“.

Infine chiediamo “di consentire agli studenti “caregiver” che presentino richiesta il trasferimento presso altra sede in ragione del ricongiungimento familiare alla persona assistita“.

Per questo abbiamo presentato una proposta, approvata sotto forma di mozione tramite i nostri consiglieri in Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) (i testi sottolineati sono tratti dalla mozione).
Prendiamo comunque atto che alcune università abbiano già cominciato a muoversi in questa direzione. Questa situazione può ancora essere migliorata, tramite un approccio più mirato a comprendere i problemi di questa categoria.

Alessandro Mantani

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